Come i libri di Harari ci possono aiutare a capire e curare il mondo
8 Aprile 2022
Il potere della finzione per migliorare il mondo, basterebbe dire questo per promuovere la lettura delle opere dello storico e filosofo israeliano Yuval Noah Harari.
Finzioni o costrutti sociali hanno un potere politico, o quanto meno persuasivo, in grado di affascinare. Del resto come ha affermato egli stesso: “Oggi la principale fonte di benessere è la conoscenza”. Una conoscenza che è in grado di modificare i comportamenti degli umani.
Con la pubblicazione negli Stati Uniti del suo best seller “Sapiens” nel 2015, Harari è arrivato ai vertici degli intellettuali pubblici, posizione che ha consolidato con “Homo Deus” (2017) e “21 Lezioni per il 21° secolo” (2018). Il tema chiave di Harari è l’idea che la societĂ umana sia stata in gran parte guidata dalla capacitĂ della nostra specie di credere in quelle che lui chiama finzioni: quelle cose il cui potere deriva dalla loro esistenza nella nostra immaginazione collettiva, siano esse divinitĂ o nazioni; la nostra fiducia in loro ci permette di cooperare su scala sociale. L’ampia portata della scrittura di Harari analizza il passato preistorico e viaggia verso un futuro oscuro e lontano. Nella fattispecie nel libro, “21 lezioni per il 21° secolo”, suggerisce cosa dovremmo insegnare ai bambini oggi per prepararli al mondo di domani e promette uno sguardo ampio al futuro.Â
Uno dei suoi libri che riesce meglio in questo è “Da animali a dei – Una breve storia dell’umanità ”.
In questo saggio ripercorre e approfondisce le tappe significative dell’evoluzione umana: nell’etĂ della pietra agli esseri umani nel 21° secolo. Con i dettagli, i dati, le curiositĂ ci mette al corrente di chi eravamo e chi siamo. In pratica, gli esseri umani sono gli unici animali che credono veramente nelle storie immaginarie che popolano le loro teste: questo è ciò che li ha reso “diversi” dagli altri animali. Questo rende possibile un tipo di cooperazione che non esiste in nessun altro gruppo di animali: altre specie possono collaborare ma accade solo tra pochi esemplari che si “conoscono”, l’uomo, invece, può cooperare e collaborare con migliaia, milioni di altri esseri umani che ha mai conosciuto personalmente solo perchĂ© quest’ultimo condivide un background storico e culturale, in pratica perchĂ© crede alle stesse storie. Â
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