I “superenzimi” mangia-plastica per salvare l’ambiente
22 Marzo 2022
Bottiglie, piatti, posate, involucri e giocattoli. Tutti questi oggetti sono accumunati dall’essere stati prodotti in plastica. Negli ultimi mesi la produzione di piatti e posate in plastica è stata bloccata in moltissimi paesi, specialmente in Europa e in Italia. Nonostante ciò la plastifica ha fatto e farà ancora parte della nostra vita, per questo non basta ridurre il suo utilizzo ma serve una soluzione per il suo smaltimento.
Produciamo un’enorme e non più gestibile quantità di plastica. Secondo l’associazione di categoria Plastics Europe, nel 2020 sono state prodotte circa 367 milioni di tonnellate a livello mondiale. Un dato in lieve calo rispetto al 2019, quando sono state prodotte 368 milioni di tonnellate, ma probabilmente questo dato è una conseguenza della pandemia. In ogni caso dall’analisi dati è emerso che la produzione è aumentata quasi ogni anno a partire dagli anni Cinquanta. Uno studio del 2017 ha invece calcolato che sono state prodotte 8,3 miliardi di tonnellate di plastica.
Il problema dell’inquinamento da plastica assilla gli scienziati e gli ambientalisti da anni. Una recente scoperta potrebbe allietare gli animi. Alcuni microbi hanno sviluppato la capacità di “mangiare” determinate materie plastiche scomponendole. Questi minuscoli organismi potrebbero svolgere un ruolo chiave nella riduzione dei rifiuti di plastica e nella costruzione di un’economia più green.
Secondo alcuni la soluzione è non smettere completamente di usare la plastica ma cambiare il modo di riciclarla ed è qui che i microrganismi possono scendere in campo e fare la differenza.
Nel 2016 i ricercatori guidati dal microbiologo Kohei Oda del Kyoto Institute of Technology in Giappone hanno riportato la clamorosa scoperta.
Il team di Oda aveva infatti prelevato dei campioni di sedimenti e acque reflue contaminati da PET e li aveva sottoposti a screening. Le analisi hanno mostrato come un nuovo ceppo di batterio, chiamato Ideonella sakaiensis 201-F6 sia in grado di crescere su pezzi di PET. Non solo: il batterio potrebbe utilizzare il PET come principale fonte di nutrienti, e rivelarsi quindi in grado di eliminare il PET.