L’Agenda 2030 spiegata bene
24 Aprile 2022
Non ci voleva un film, o forse sì, come “Look up!” per aprirci gli occhi sull’atteggiamento degli esseri umani. Da anni gli scienziati ci avvertono che i problemi ambientali, che sono la diretta conseguenza dell’attività umana, rappresentano oramai un concreto e gigantesco pericolo sia per la nostra salute che per quella della Terra. Più recentemente la pandemia scatenata dal coronavirus ci ha dimostrato che non siamo immuni da queste minacce e il loro impatto non deve farci dimenticare la grande sfida che l’umanità deve affrontare: la lotta al cambiamento climatico. Organizzazioni tra cui l’Unione Europea (UE), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si sono pronunciate numerose volte a favore di una Green Recovery per contrastare la crisi che stiamo vivendo e che ci impatta a livello sanitario, finanziario e sociale. Proprio in questo scenario si inserisce l’Agenda 2030 che è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità promosso dall’ONU.
Nel 2015, tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno firmato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) con la speranza di “creare il futuro che vogliamo nel 2030”.
L’Agenda definisce 17 punti fondamentali che fanno parte di un più ampio programma d’azione composto da 169 obiettivi associati da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
I 17 obiettivi fanno riferimento a una serie di importanti questioni di sviluppo che tengono conto delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economico, sociale ed ecologico – in modo equilibrato e mirano a porre fine alla povertà, combattere le disuguaglianze, affrontare il cambiamento climatico e costruire società pacifiche con maggiore tutela dei diritti umani.
Tutti i Paesi sono chiamati a definire le proprie strategie di sviluppo sostenibile per raggiungere gli obiettivi perseguiti e a rendicontare poi i risultati raggiunti all’interno di un processo coordinato sempre dalle Nazioni Unite.