L’economia circolare è di attualità nel parlamento europeo
6 Ottobre 2021
Lo scorso febbraio, in seno al Parlamento Europeo si è tenuta una votazione a favore del “nuovo piano d’azione per l’economia circolare”. L’obiettivo è il perseguimento di un’economia a zero emissioni di carbonio, ecosostenibile, priva di sostanze tossiche e totalmente circolare entro il 2050, attraverso la messa a punto di strategie dedicate. Inoltre, il Parlamento Europeo ha votato anche a favore di leggi più stringenti che possano incoraggiare il riciclo e il raggiungimento degli obiettivi vincolanti per il 2030, in relazione all’uso e all’essenza ecologica dei materiali usati. L’economia circolare rappresenta “un modello di produzione e consumo”, basato su parole – chiave, quali: condivisione, prestito, nuovo uso, riparazione, ricondizionamento, riciclo dei materiali e prodotti già in circolazione per un tempo che sia il più lungo possibile.
Grazie alle dinamiche dell’economia circolare, i prodotti dureranno di più e l’allungamento del loro ciclo di vita limiterà la produzione di rifiuti. Quando, poi, il prodotto avrà cessato di espletare la sua funzione, i materiali di cui è costituito vengono selezionati ed introdotti nuovamente nel ciclo della vita economica. Essi potranno essere usati nuovamente, senza provocare alcuna forma di accumulo di rifiuti, ma generando un nuovo valore.
Le logiche che caratterizzano l’economia circolare si contrappongono a quelle che animano l’economia tradizionale. Infatti, i due modelli si basano su valori completamente opposti: alle politiche dell’“estrarre, produrre, utilizzare e gettare” dell’economia classica, si contrappone la logica del riutilizzo, della condivisione e del riciclo, dell’utilizzo di materiali a basso prezzo, alla base dell’economia circolare.
L’impegno del Parlamento Europeo si è concentrato anche sulla messa in pratica delle adeguate strategie, in grado di contrastare il fenomeno dell’’”obsolescenza programmata” dei prodotti, anch’essa uno dei concetti – chiave dell’economia classica. Infatti, se da un lato c’è stato un netto incremento della domanda di materie prime, dall’altro la società si è scontrata con la dura realtà della scarsità delle stesse, con una popolazione mondiale in costante crescita. L’urgente bisogno di materie prime attiva una sorta di dipendenza da alcuni stati membri dell’Unione Europea in tema di approvvigionamento delle risorse.
Lo sfruttamento intenso delle materie prime ha poi un impatto negativo sul clima, poiché l’estrazione e l’uso senza limiti delle risorse influenzano negativamente l’ambiente, aumentano il consumo di energia e fanno accrescere le emissioni di anidride carbonica. Al contrario, un utilizzo più ponderato delle risorse porterebbe ad un decremento delle emissioni di anidride carbonica.
Mettendo in pratica strategie quali la prevenzione dei rifiuti, l’ecodesign ed il riciclo delle risorse, le imprese europee diminuirebbero l’impatto ambientale e la produzione di gas serra. Attualmente, la politica produttiva concretamente attuata è responsabile del 45% delle emissioni di CO2 nel mondo.
La promozione e l’incoraggiamento dell’economia circolare apporterebbe i seguenti benefici: diminuzione della pressione sull’ambiente; maggiore certezza di poter reperire le materie prime; incremento della concorrenza; promozione dell’innovazione e della crescita economica, con un aumento del PIL stimato dello 0,5%; aumento dell’occupazione, con la creazione di almeno 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.
Grazie all’economia circolare, i consumatori godranno di beni durevoli e innovativi, che permetteranno di migliorare gli stili di vita e generare il risparmio.